Una sosta utile per fare il punto e chiarirsi le idee. Avrà riflettuto tanto Marco Giampaolo in questi giorni a Milanello dove erano rimasti solo 7 calciatori, quelli non impegnati con le rispettive nazionali. Domenica si tornerà in campo in campionato e i rossoneri non possono già più sbagliare per non perdere il treno Champions. Si riparte con una trasferta storicamente ostica, quella di Verona, con i gialloblù che si presenteranno al Bentegodi addirittura con un punto in più in classifica rispetto a Romagnoli e compagni. Un dato che sottolinea la delicatezza dell’impegno in terra scaligera, soprattutto se si torna indietro nel tempo e si ripensa alla prima gara stagionale fuori casa contro l’Udinese dove il Milan non era riuscito a fare un tiro in porta.
Con il Brescia qualche passo avanti c’è stato, anche grazie all’inserimento di Bennacer, ma le difficoltà offensive non sono affatto scomparse, anzi. Sotto questo aspetto Giampaolo deve fare ancora molto e a Verona il tecnico abruzzese avrà due nuove frecce nel suo arco: Theo Hernandez e Rebic. Il primo è reduce da un infortunio, il secondo è arrivato nell’ultimo giorno di mercato in prestito dall’Eintracht Francoforte: due novità importanti che sicuramente faranno bene al Milan.
Lo spagnolo, bravissimo a spingere sulla fascia, avrà il compito di facilitare la vita di Piatek, ancora a caccia del primo gol stagionale: il numero 9 ha bisogno di palloni limpidi in area di rigore da buttare in porta. Il croato invece, aumenterà la qualità in fase offensiva potendo anche ricoprire diversi ruoli nel fronte d’attacco. Senza dimenticare il grande apporto che il vice campione del Mondo potrebbe dare dal punto di vista fisico grazie alla sua statura possente, specialmente se confrontato con Castillejo. La speranza è che Giampaolo, per una volta, vada contro i suoi ideali e schieri subito dal primo minuto sia Theo Hernandez che Rebic nonostante i pochi allenamenti fatti con il resto del gruppo. La necessità di alzare la qualità in campo è troppo grande. E poi c’è un mercato, non di certo sfavillante ma intelligente, da valorizzare.