Un gesto umile e onesto che ha scaturito polemiche a non finire. Il passo indietro di Marco Giampaolo pochi minuti dopo il termine di Udinese-Milan ha diviso non poco la tifoseria rossonera che sembra aver già perso parte della fiducia riposta nell’allenatore dalle origini abruzzesi.
Cambio frettoloso o giusta mossa per evitare il peggio? Il dibattito è aperto ma bisogna partire dalle certezze: il Milan col 4-3-1-2 ha faticato troppo. Non solo alla Dacia Arena ma già nelle precedenti amichevoli. La scarsa predisposizione di Suso e Piatek ad adattarsi ai nuovi meccanismi è palese e sarebbe da stolti intestardirsi in un qualcosa che è chiaramente difficile da ottenere se non dopo un lungo lavoro. Ma il tempo stringe e la necessità di far risultati prima che sia troppo tardi viene prima di tutto.
Giampaolo, dai più definito come ‘integralista’ lo sa bene e a dispetto di inutili etichette ha aperto a delle modifiche che reputiamo intelligenti. Cambiare tutto è risultato troppo arduo: meglio provare con qualcosa di meno rivoluzionario, magari con un albero di Natale che possa mettere (finalmente) anche Calhanoglu e Paquetà al loro posto ossia dietro la punta.
L’umiltà dell’allenatore nato a Bellinzona, che ha preferito non perseverare con le sue idee ma adattarsi agli uomini a disposizione (d’altronde è impossibile in un solo mercato cambiare una rosa intera) deve essere considerato come un nuovo punto di partenza che mette al primo posto il Milan e non l’ego personale. Nessun dramma quindi ma solo riflessioni per far rendere tutti al meglio: il campionato è lungo e nessun obiettivo è precluso. Non può, e non deve essere, una sconfitta di fine agosto a minare le certezze di un ambiente compatto che punta a tornare presto in Champions.