Dopo 13 ore è ancora difficile per i tifosi rossoneri dirigere la sconfitta nel derby. Un 4-2 rocambolesco, frutto di un primo tempo a limiti della perfezione e di una ripresa sciagurata, nella quale il gol di Brozovic ha letteralmente spento la luce nella testa degli undici del Milan.
In tanti speravano che la fragilità mentale dei rossoneri fosse un problema ormai risolto ma non è stato così: per la seconda volta in stagione (la prima con l’Atalanta), la truppa di Pioli si ritrova subire quattro gol in una frazione di gioco. La delusione è cocente ma bisogna fare i conti con realtà: se dopo 23 giornate si è ottavi in classifica ci sarà pure un motivo. E non può essere il solo Ibra, per altro mostruoso contro la sua ex, a risolvere tutto. Portare la maglia del Milan è peso enorme, ed è difficile chiedere di più ad un gruppo composto per la maggior parte da mediocri con pochissima esperienza in gare che contano. Già lo si sapeva, e domenica questo concetto è stato evidenziato ancora una volta.
Neanche Pioli, che nella prima parte ha incartato tatticamente Conte, è riuscito a mettere mano sul tema mentale. Per lui era un derby decisivo in ottica futuro come vi abbiamo ampiamente sottolineato: il risultato parla chiaro e a giugno ci sarà anche il suo addio. “E’ stata la miglior prestazione dell’anno. Abbiamo messo sotto un avversario forte che aveva 19 punti in più, e questo distacco non si è visto”le parole del tecnico parmense al termine della gara. Peccato che le gare durino 90 e passa minuti. Con un allenatore così, aspettarsi una crescita mentale del gruppo è solo un sogno.