Ralf Rangnick ed il Milan, due strade che non si incroceranno, almeno per ora. Quando tutto sembrava fatto e definito da mesi, ecco arrivare la clamorosa svolta: niente accordo tra Gazidis ed il tedesco, il quale decide di restare supervisore dei due club Red Bull e non intraprendere quindi la difficile e rischiosa avventura italiana.
A gioire è Stefano Pioli, confermato in panchina con tanto di rinnovo fino al 2022, così come Paolo Maldini, da sempre contrario all’ennesima rivoluzione e improvvisamente tornato centrale nel progetto a dispetto delle voci che lo davano prossimo all’addio. Il grande sconfitto, manco a dirlo, è Ivan Gazidis: la linea dell’ad sudafricano è stata totalmente smentita dai fatti, e le belle parole rIvolte a Pioli, apparse nel comunicato ufficiale, appaiono come le classiche frasi di circostanza.
In queste ore a tenere banco sono le possibili motivazioni che hanno spinto Rangnick ed il club meneghino a scegliere consensualmente(così ha detto il procuratore dell’esperto tecnico) di non iniziare il rapporto di collaborazione. Difficile ipotizzare che tutto sia saltato per un fattore legale o connesso al mercato da condurre ad agosto (si tratta da mesi, è altamente improbabile che ci si riduca all’ultimo a discutere di temi così centrali), mentre a prendere quota è la possibilità che Gazidis abbia chiesto, last minute, al 62enne teutonico di lavorare con Pioli e di assumere quindi il solo ruolo di direttore tecnico.
Una proposta che sa molto di improvvisazione, ma dovuta al fatto che lo stesso amministratore delegato ha chiaro in mente come sia altamente rischioso buttare al vento il buon lavoro condotto da Pioli e procedere con l’ennesimo anno zero. Scontato il no di Rangnick, intenzionato a gestire personalmente ogni aspetto, pure quello medico. L’ipotesi più clamorosa, ma non di certo peregrina, è quella di un possibile imminente(mesi, massimo un anno) cambio di proprietà: se così fosse meglio non stravolgere nuovamente tutto e lasciare così campo libero al prossimo acquirente. Acquirente che potrebbe corrispondere al nome di Bernard Arnault, proprietario del gruppo del lusso Louis Vuitton.