Prima Boban, ora Maldini: gli sfoghi dei dirigenti del Milan sui giornali o sulle testate online di turno sono diventate ormai un classico. Purtroppo. Uscite pesanti e rumorose, le quali evidenziano le difficoltà di un club da troppo tempo diviso al suo interno, con evidenti ripercussioni anche sul campo.
E se il croato poco dopo è stato fatto fuori dall’ad Ivan Gazidis, è difficile che andrà diversamente con l’attuale direttore tecnico rossonero, ormai ai saluti. Il duro attacco rivolto all’allenatore tedesco, e candidato forte per la panchina del club meneghino della prossima stagione, Ralf Rangnick, evidenziano una chiara differenza di vedute con il dirigente sudafricano, intenzionato questa volta a fare di testa sua per dar vita al ‘progetto giovani’.
L’addio, che avverrà con molta probabilità alla fine dell’attuale campionato (si riprenderà a giocare per la metà di giugno) sarà sicuramente meno duro rispetto a quanto avvenuto con Boban, ma non di certo pacifico: la bandiera milanista non ha affatto gradito la trattativa condotta ‘privatamente’ da Gazidis, il quale ha scelto il manager teutonico senza nemmeno consultare il responsabile del settore tecnico.
Una scelta chiara e coerente con quanto voluto dalla proprietà, la quale non ha mai messo in dubbio l’operato dell’ex amministratore delegato dell’Arsenal, intento in queste ore a definire l’accordo con Rangnick. Salvo clamorose sorprese, quest’ultimo prenderà in mano la gestione di tutta l’area sportiva, con ampia voce in capitolo anche sul mercato. Insomma, un manager all’inglese stile Ferguson.