Ibrahimovic è tornato al Milan. Otto anni dopo il doloroso addio mai digerito dallo svedese, Zlatan è tornato a vestire la maglia del club meneghino regalando una gioia ai tifosi rossoneri dopo un inizio di stagione a dir poco infausto. L’accoglienza dedicata al 38enne campione è stata super e degna di una vera star. E lui ha ricambiato l’affetto mettendosi subito a disposizione della squadra ed allenandosi al suo primo giorno in Italia nonostante le tante ore spese tra aereo visite mediche.
Insomma Ibra non ha perso minimamente lo smalto di un tempo ed ha grande voglia di incidere sulla squadra. Lo dimostra anche la sobria conferenza andata in scena a Casa Milan: zero proclami e la ferma intenzione di volere far cambiare marcia al gruppo sia in campo che in allenamento dove l’asticella deve e ripetiamo, deve, essere alzata.
“So di poter essere ancora decisivo e sono qui per dimostrarlo” ha detto chiaramente lo svedese che spinge per disputare già qualche minuto nel primo match dell’anno contro la Sampdoria (il 6 gennaio alle ore 15) in un San Siro pronto ad accendersi per il nuovo numero 21.
Dubbi ve ne erano ben pochi ma Zlatan nonostante l’età, ha dimostrato ancora a tutti cosa vuol dire essere campioni e soprattutto dei veri professionisti. Elementi come lui sono imprescindibili per un club che punta in alto. Boban e Maldini lo predicavano sin dall’estate, ora Eliott sembra avergli ascoltati. D’altronde questa prima parte di campionato ha insegnato tanto: per rendere un club vincente bisogna investire anche su profili d’esperienza e di conseguenza costosi. Un occhio al bilancio è indispensabile ma il campo ha delle sue logiche. Con i soli giovani di belle speranze non si va da nessuna parte. Specialmente se stiamo parlando del Milan.