Era l’estate del 2017 quando Gianluigi Donnarumma, vero e proprio enfant prodige del calcio italiano, prolungò il suo contratto con il Milan al termine di una trattativa estenuante e burrascosa, con protagonisti la coppia Fassone-Mirabelli da un lato, e l’agente Mino Raiola dall’altro. Tre anni dopo ci risiamo, ma questa volta, complice il cambio di proprietà e alcuni fattori che andremo ora ad analizzare, la situazione appare meno complicata.
Partiamo da un concetto facile ma tutt’altro che banale: quello tra il campioncino dalle origini campane e il club meneghino non è un semplice rapporto lavorativo. Gianluigi è cresciuto nelle giovanili rossonere ed è un tifoso del Milan. Per questo non vorrebbe lasciare i 18 volte campioni d’Italia senza averli riportati almeno nei palcoscenici più importanti d’Europa. Segno di un attaccamento importante alla maglia.
Un assist importante per l’ad Gazidis, aiutato anche dal fatto che tutti i principali club europei sono già ben coperti nel ruolo. L’emergenza sanitaria scaturita dal Covid-19 con conseguente stop di tutte le competizioni inoltre, ha penalizzato i conti delle big del continente, le quali spenderanno il minimo necessario per rinforzarsi nel mercato che verrà, puntando molto sugli scambi. Insomma non gireranno più i soldi di una volta, e le valutazioni dei cartellini saranno più di contenute. In virtù di ciò anche allo stesso Milan non converrà cedere Donnarumma, poiché la plusvalenza non sarebbe così elevata.
Con questo quadro è assai probabile che il numero 99 prolungherà il contratto con i rossoneri (in scadenza nel 2021) di massimo uno-due stagioni per valutare più avanti il da farsi, anche in base degli obiettivi raggiunti dalla squadra sul campo. Assai possibile l’inserimento di una clausola rescissoria (almeno di 50 milioni di euro), anche questa variabile in base ai traguardi raggiunti, ad esempio l’ingresso in Champions League.