Ci sono voluti un Chiesa in forma stellare ed una totale emergenza tecnica per fermare il Milan, prode e orgoglioso fino alla fine, contro una Juventus discreta e vittoriosa a San Siro per 3-1.
Dopo ben 27 turni i rossoneri hanno riassaggiato il sapore della sconfitta, reso però meno amaro dagli stop odierni di Inter e Napoli e dal primato conservato in Serie A. Dettagli non da poco per una squadra che da questa partita ha acquisito ancora maggiore consapevolezza dei propri mezzi.
Consapevolezza dovuta dal fatto di aver giocato alla pari con il club che ha vinto tutto in Italia negli ultimi nove anni, e soprattutto di essersi dimostrata squadra anche con tantissime assenze, ultime quelle di Rebic e Krunic fermati dal Covid. La differenza l’ha fatta la maggiore qualità dei bianconeri e la possibilità di intervenire a gara in corso come fatto da Pirlo, abile nel mettere in campo al momento giusto Mckennie e Kulusevski.
Al contempo bisogna anche sottolineare alcune ingenuità difensive del Milan che sono costate carissimo, ed alcune scelte tecniche sbagliate nei metri finali dopo palloni recuperati grazie ad un pressing pressoché perfetto.
Frutto del lavoro di tutto l’undici dove ha avuto un particolare risalto Calhanoglu, il migliore, e Rafael Leao, oggi più continuo e presente nelle due fasi. Molto bene anche Calabria, oggi schierato in maniera inedita affianco a Kessie ed autore del momentaneo pareggio con una rete di pregevole fattura. Da rivedere invece Hauge e 3/4 della difesa ossia Dalot, Romagnoli e Theo Hernandez, quest’ultimo in grande difficoltà davanti ad un intraprendente Chiesa.