È brutto, disorganizzato e spesso confusionario ma il nuovo Milan Ibra-centrico sa soffrire. Il tratto distintivo dell’era Gattuso (spesso i rossoneri avevano sofferto come nel match di Brescia) è tornato: una virtù non da poco per una squadra che vive sugli episodi e sulle giocate dei singoli.
Una virtù appunto, non un limite. Certo, giocando così male sarà difficile vincere altre gare. Ma restare concentrati e saper interpretare al meglio i momenti è fondamentale per crescere e avvicinarsi alle big. Questo aspetto è una delle poche note positive della serata oltre ai tre punti, ad un Rebic versione Pippo Inzaghi e all’ennesima prestazione mostruosa di Gigio Donnarumma. Per il resto c’è ancora tanto da lavorare: gli undici in campo sono spesso lunghi e facilmente impenetrabili, mentre alcuni singoli appaiono come dei pesci fuor d’acqua, Kessie su tutti, senza dimenticare Calhanoglu.
Il sesto posto momentaneo, a sole sette lunghezze dalla zona Champions, è un primo traguardo ma è vietato sognare: al Milan manca ancora troppo per potersi giocare il quarto posto con Atalanta e Roma.