Il Milan ha finito la benzina. Checche’ ne dica Pioli, ieri entusiasta per la prova fornita dalla squadra (difficile essere d’accordo), i rossoneri sono giunti alla fine del 2021 allo stremo delle forze. Troppi gli infortuni(ci aspettiamo ancora una spiegazione in merito dall’allenatore), troppa la pressione per il doppio impegno settimanale piombata su un gruppo giovane, non ancora capace di gestire ‘ansie’ tipiche da top club.
Per carità, nulla è perduto: in caso di vittoria a Empoli, i meneghini chiuderebbero il girone d’andata a quota 42 in classifica, un solo punto in meno rispetto alla passata stagione. In sostanza, la lotta scudetto è più che mai aperta. Ma quando siamo al giro di boa, non ci si può esimere da una riflessione riguardante i frutti del mercato estivo.
Frutti che, guardando i fatti, non si sono visti. Con i titolarissimi assenti, Pioli è stato costretto a chiamare in causa le cosiddette riserve, le quali hanno spesso risposto negativo. Florenzi ha disputato ieri la prima gara da 6 dal suo arrivo, mentre di Bakayoko e Balo-Toure’ si faticano a trovare prestazioni degne da grande club. Forse, anzi quasi sicuramente, la loro dimensione è un’altra.
Di Messias già sapevamo (un buon rincalzo, sulla destra serviva ben altro), Giroud è la grande delusione. Più ai box che in campo, il francese sembra ancora un corpo estraneo al Milan. Per esaltarlo servono cross, ma i rossoneri, da spartito, ne mettono ben pochi. Di Pellegri è quasi superfluo parlare (basta leggere la cartella clinica, come era possibile ritenerlo una valida alternativa davanti?).
Da contraltare fanno le operazioni Maignan e Tomori, ma è troppo, troppo poco: il livello andava alzato, e dopo sei mesi possiamo affermare che la missione di Maldini non è andata a buon fine.